Evento Formativo
“METODOLOGIE
METODOLOGIE NEURO PSICOMOTORIE E RIABILITATIVE DELLA SPASTICITA’
E' opportuno riguardare con più puntuale moderna visione il significato e lo scopo di metodologie riabilitative sulla base del connessionismo e del modularismo, in una prospettiva che tenda al raggiungimento dei migliori livelli di partecipazione, relazione e comunicazione nel reale contesto socio-culturale nel quale si inscrive la vita nel declinarsi storico della propria individualità e del rapporto con la collettività.
Presentazione del Seminario AIAS sezione di Verona
Verona, 17 e 18 aprile 2015
Che cosa è la spasticità?
Una domanda che può apparire banale ma che spesso ci viene formulata. Ed è proprio a partire da questo semplice quesito che abbiamo pensato ad un seminario che coinvolgesse i diversi attori che si muovono sul nostro territorio veronese, ma non solo, attorno alle persone che vivono questa condizione. Sappiamo che le origini di questo aumento inappropriato del tono muscolare in determinati gruppi di muscoli, che rende i movimenti difficili o impossibili, può avere svariate cause di natura traumatica, anossica, vascolare, infiammatoria oppure metabolica.
Abbiamo intitolato il seminario “METODOLOGIE NEURO PSICOMOTORIE E RIABILITATIVE DELLA SPASTICITA’. Si terrà a Verona il 17 e 18 aprile 2015 nella sala convegni del Distretto Sanitario 3 dell’Azienda ULSS 20 in via del Capitel 22 a Verona. Saranno previsti crediti ECM ed interverranno Francesco Nicoletti, Professore di Clinica delle Malattie Nervose e Mentali, docente di Riabilitazione Neurologica dell’Università di Catania e membro del Comitato di Bioetica IRCCS (Istituto Neuromed Pozzilli), Giovanni De Giorgi Fisioterapista Coordinatore all’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar; Luca Marzola Fisioterapista, docente e Segretario Nazionale AIFI (Associazione Italiana Fisioterapisti); Psiche Giannoni Fisioterapista direttore didattico e coordinatore scientifico ART.
Crediamo che la spasticità non sia una condizione che deve condizionare l’esistenza in maniera quasi ineluttabile.
La spasticità va trattata, non soltanto per recuperare l'ampiezza dei movimenti, ma soprattutto per consentire alla persona di raggiungere sempre maggiori autonomie. La riduzione della spasticità consente di migliorare sensibilmente l'assistenza al paziente e di prevenire quelle deformazioni osteo-articolari e muscolo-tendinee che l’esagerata contrattura dei muscoli a lungo andare provoca.
In età evolutiva, poi, si è osservato che la riduzione della spasticità nel bambino con paralisi cerebrale si accompagna non soltanto al miglioramento della funzionalità degli arti paretici, ma anche a quello delle funzioni superiori quali il linguaggio e l'apprendimento. E quindi ad un sostanziale miglioramento della sua futura qualità di vita.
Proprio in questo ambito – quello della età evolutiva appunto - essa rappresenta spesso uno dei maggiori problemi per il team riabilitativo. È infatti il principale fattore che riduce o impedisce la mobilità, interferendo negativamente con una serie di funzioni vitali come quella cardiocircolatoria, respiratoria, gastro-intestinale.
Per quanto riguarda l'apparato muscolo-scheletrico, la spasticità non solo limita i movimenti, ma produce anche una serie di danni secondari che, a loro volta, provocano sia limitazioni nel mantenimento delle posture, sia difficoltà nell'accudimento del paziente in ambito terapeutico e familiare.
In alcuni casi la spasticità può risultare infatti estremamente invalidante.
Spesso questa condizione rappresenta una frequente e complessa situazione clinico funzionale, derivante da patologie neurologiche ad elevata incidenza quali lo stroke, i traumi cranici, le paralisi cerebrali infantili, la sclerosi multipla, le malattie neurodegenerative.
L’importante disabilità conseguente alla spasticità e i correlati disordini del movimento sono di grande rilevanza nel condizionare la qualità di vita del paziente: dalla necessità di assistenza continuativa e qualificata da parte del nucleo sociale di appartenenza, alle limitazioni nella partecipazione alla vita sociale e lavorativa di persone spesso colpite in giovane età.
La possibilità di migliorare la situazione funzionale di questi pazienti è oggi profondamente mutata e queste due giornate di approfondimento hanno l’ambizione di fare un po’ il punto della situazione.
Molto è stato fatto in rapporto al miglioramento dell’organizzazione dell’assistenza medica nella fase acuta di insorgenza della disabilità e per la capacità di presa in carico riabilitativa globale di lungo periodo da parte del sistema sanitario ma tanto resta ancora da fare. E conoscere è comunque un modo per progredire.
L’evoluzione tecnologica della diagnostica strumentale (sistemi di analisi del movimento), medical devices per la terapia e nuovi approcci di terapia farmacologica hanno aperto nuove prospettive di significativa positiva modificabilità del quadro funzionale in un numero crescente di condizioni di disabilità. Unitamente a queste, la selettiva, appropriata, pianificata effettuazione di procedure a volte più invasive, quali quelle chirurgiche, hanno consentito di ampliare ancor più le possibilità di opzioni terapeutiche per la riabilitazione.
Si è creata dunque nei fatti la necessità di un approccio transdisciplinare che ottimizzi le sinergie operative tra fisiatri, neurologi, neurochirurghi, ortopedici, bioingegneri nel comune interesse per la persona e la sua condizione.
Il paziente viene visto nella sua globalità, al centro dell’attenzione del team che se ne fa carico.
Dalla complessità delle problematiche sanitarie da affrontare, delle procedure diagnostiche e terapeutiche da porre via via in atto, delle situazioni socio-assistenziali correlate, nelle quali la Cooperativa Sociale L’Officina dell’AIAS gioca a Verona un ruolo di tutto rispetto, deriva una necessità di gestione manageriale e altamente professionalizzata che, per una razionale e qualificata allocazione delle risorse economiche, svolga al meglio il suo ruolo cruciale.